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Adriano Palman – Unione Croata Campeggi (KUH)

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In occasione dell’evento dedicato al glamping che si è tenuto a Orlando in Chianti e organizzato da Vacanze col Cuore, abbiamo incontrato Adriano Palman, direttore dell’Unione Croata Campeggi (KUH), la più importante associazione di categoria in Croazia. Ne abbiamo approfittato per parlare di tendenze e prospettive del settore.

Camping Business ­– Qual è l’attuale panorama delle strutture ricettive in Croazia?
Adriano Palman –
In Croazia abbiamo 839 campeggi che possono ospitare fino a 255mila persone contemporaneamente. Di questi, una cinquantina fa parte di grandi strutture che riuniscono fino a dieci (anche più) realtà sotto un’unica direzione, e a loro si aggiunge un’altra cinquantina di campeggi medio-grandi. Gli altri sono tutti piccoli campeggi, la grande maggioranza a conduzione familiare, con capacità da 20/30 a 150 persone.

Quelli delle grandi strutture possono arrivare anche a 7/8mila persone. In questo modo abbiamo un’offerta variegata che stiamo sviluppando in senso qualitativo. I campeggi grandi e istituzionali sono resort open-air con una vasta offerta di servizi, mentre i più piccoli si posizionano nelle nicchie. Tanti di questi ultimi sono specializzati per segmento: per esempio, per chi ama l’avventura, per chi cerca le attrazioni naturali, per chi vuole visitare le città e altro ancora. Questi due mondi si sviluppano in parallelo seguendo strade diverse. La terza via è stata inaugurata in Croazia da poco, con un campeggio che è 100% glamping come questo di Orlando in Chianti: l’Arena One 99 Glamping.

Quando parliamo di qualità, la Croazia ha veramente investito moltissimo: per esempio, negli ultimi sette anni quella media, seconda la guida ADAC, è cresciuta del 10%. I nostri campeggi si sono riposizionati e stanno crescendo in qualità, e sono cresciuti anche nel prezzo. Adesso la Croazia non è più una destinazione economica per quanto riguarda campeggi: secondo ADAC siamo più cari della media italiana.

Camping Business ­– Si tratta di una tendenza positiva, visto che il vostro turismo è internazionale…
Adriano Palman –
I turisti croati sono solo tra il 2 e il 4 %: siamo la nazione europea con meno clienti domestici, visto che gli altri ne hanno spesso più del 50/60%. Il nostro primo mercato, da sempre, è quello tedesco, con la Slovenia al secondo posto. Loro vivono in modo attivo, viaggiano, e per questo in Croazia si trovano bene e c’è una connessione speciale grazie alla storia comune. Gli sloveni ci aiutano tradizionalmente a migliorare i numeri anche grazie alle ferie brevi o in apertura di stagione. In terza posizione ci sono gli olandesi, poi gli italiani e gli austriaci, con polacchi e cechi che stanno diventano più importanti.

Questa stagione è iniziata benissimo: rispetto al 2019, che per noi non è stata la stagione record ma che si era posizionata nella top 3, oggi siamo a più 20%. E questo sì che è da record. Se non capita qualcosa di imprevisto la stagione dovrebbe andare bene. L’unica cosa negativa è che tanta gente non sa esattamente dove si trova la Croazia rispetto agli altri Paesi: con la situazione in Ucraina alcuni pensano che possa trovarsi in posizione pericolosa, quindi c’è stata una piccola flessione dall’inizio della guerra, ma ora abbiamo recuperato tutto.

Camping Business ­– Negli ultimi anni avete investito molto in comunicazione in Europa per attirare clienti: quali paesi hanno risposto meglio?
Adriano Palman –
I nostri campeggi sono tra più sviluppati per digitalizzazione in Europa. In questo senso anche in marketing e promozione siamo stati fra i primi a partire nel digitale, con passi grandi e importanti. Così questo comincia a tornarci indietro. Di sicuro abbiamo investito molto in Paesi come Germania, Olanda, Italia e Austria.

Camping Business ­– Quanti dei campeggi croati aderiscono alla vostra associazione?
Adriano Palman –
Degli 839 campeggi croati, i nostri membri coprono il 95% della capacità totale, avendo tutti i grandi gruppi. I campeggi piccoli è più difficile che aderiscano, ma comunque abbiamo un ampio portafoglio anche di questi. E sono tutte adesione spontanee: non andiamo a cercarli noi! Il nostro compito è quello di supportarli in tutti gli aspetti normativi e fare un’azione di lobbying per migliorare come associazione.

Camping Business ­– Che cosa raccontate ai campeggi perché spontaneamente arrivino da voi?
Adriano Palman –
Come associazione, per esempio, abbiamo la pagina web che nel contesto europeo è la più importante quando si parla dei campeggi croati. Ci sono una completa presentazione delle strutture, fotografie, possibilità di prenotazione e una pagina consultata da giornalisti che è di riferimento. Organizziamo di frequente con l’ente di promozione del turismo croato visite e giornate con i rappresentanti dei media, partecipiamo alle fiere e molto altro.

15 anni fa abbiamo avviato due progetti per promuovere la qualità e per far capire in Croazia che bisogna investire nei campeggi. Ci sono due premi “Best Croatian Campsite” per campeggi grandi e “OK Mini Camps” per quelli piccoli. Specialmente questi ultimi erano soli, mentre noi li abbiamo riuniti e aiutati con la formazione per la qualità, li abbiamo connessi con altri istituti, abbiamo fatto brochure per la promozione che distribuiamo alle fiere turistiche. Organizziamo il Congresso dei campeggi croati, con 450 partecipanti, che ora è anche una fiera dove vengono tanti produttori e altri partner che vogliono farsi conoscere. In più, ogni anno facciamo viaggi di studio per farci conoscere in Europa.

Camping Business ­– Quanto pesa il turismo all’aria aperta sul turismo totale in Croazia?
Adriano Palman –
A seconda dell’annata, in termini di presenze i nostri campeggi coprono dal 20 al 25% del totale.

Camping Business ­– L’attenzione del governo è elevata?
Adriano Palman –
Diciamo che fino a 15 anni fa non era così, perché a quell’epoca i campeggi erano percepiti come soluzione economica per gente che non voleva spendere, tanto che anche le aziende grandi pensavano alle conversioni in albergo o villaggio turistico. Da quando abbiamo cominciato questa azione nel comunicare l’importanza dei campeggi, abbiamo dimostrato che investire nella qualità è molto appagante e che il mercato accetta e paga volentieri. Le aziende hanno quindi cominciato a investire e anche nella loro politica interna i campeggi sono cresciuti per importanza.

15 anni fa che ci si lodasse per i campeggi era raro, ora anche nella comunicazione c’è stato un cambiamento. Posso dire che anche il governo ha riconosciuto l’importanza del settore open-air. Ci trasciniamo ancora qualche problema storico legato alla transizione da Jugoslavia a Croazia, come quello riguardante la proprietà dei terreni, ma credo che nei prossimi 2/3 anni risolveremo anche questi aspetti.

Camping Business ­– A Orlando in Chianti si è parlato di sviluppo del glamping ma anche di come stanno cambiando le richieste e le tendenze dei turisti in tutta Europa. In Croazia, dal periodo pre-Covid a oggi, avete visto trasformazioni nella richiesta?
Adriano Palman –
Le tendenze che vediamo sono universali per l’intero Mediterraneo. La clientela è simile e i trend sono gli stessi dal Portogallo fino alla Croazia. Tutte ciò che il Covid ha portato è negativo, ma una cosa positiva è che la gente ha riscoperto il verde e la natura: ha voglia di fare una vacanza rilassata. Per questo credo che il settore open-air ne approfitterà più di tutti gli altri. Lo vediamo anche dai numeri di vendita dei camper e delle roulotte. Abbiamo tante persone in Europa che venivano in campeggio da piccole e che ora ritornano: è un ritorno al verde che si vede ovunque.

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