In questo periodo di forte incertezza e grandi speranze, ACSI ha condotto un’indagine a livello europeo che ha coinvolto oltre diecimila campeggiatori europei. Realizzato tramite i siti web Eurocampings.eu e CampingCard.com, le newsletter e i social media, il sondaggio ha messo a fuoco le intenzioni di chi ama viaggiare e fare vacanze all’aria aperta.
Dei 10.208 intervistati, il 43 per cento possiede una caravan e il 51 per cento il camper. Tra queste persone, il 35 per cento ha dichiarato di avere prenotato uno o più campeggi per il 2020. Nonostante il 27% di loro abbia annullato la prenotazione, il 61% ha ugualmente intenzione di partire per le vacanze, mentre solo il 10% intende rinunciare.
Tra coloro che invece non hanno prenotato, a sostenere che non partiranno più per la vacanza open air sono circa il 9 per cento, mentre il 47 per cento sta valutando un cambio di programma rispetto ai piani originali. Ovviamente la modifica più gettonata riguarda il posticipo della partenza, per cui le preferenze si spostano da agosto in poi.
Il dato più preoccupante riguarda le mete, dove l’Italia – più di tutte in assoluto – perde terreno. Altri Paesi che sembrano destinati a soffrire sono Spagna e Francia, mentre guadagnano spazio Germania e Paesi Bassi.
Infine, ACSI ha sondato gli umori dei campeggiatori rispetto alla possibilità che campeggi o agenzie di viaggio offrano dei voucher al posto di un rimborso in denaro nel caso in cui non siano in grado di offrire ospitalità nel periodo prenotato. Tra chi non ha alcun dubbio, chi è comunque d’accordo e chi ha una posizione neutra si raggiunge il 78 per cento degli intervistati, segno che questa potrebbe essere una buona soluzione in molti casi.
ACSI ha poi aperto un osservatorio per segnalare in quali Paesi europei sono aperti i campeggi o per indicare mano a mano l’allentarsi delle restrizioni. Va ricordato che al momento le frontiere internazionali sono per lo più chiuse, se non per motivi di lavoro o per urgenze, e che si ipotizza una riapertura generalizzata intorno al 15 di giugno.
Al momento, i campeggi risultano chiusi fino a una data non ancora definita in Irlanda, Portogallo, Slovenia, Slovacchia, Regno Unito e Ungheria. In Austria si pensa alla riapertura dal 29 maggio, mentre in Belgio si parla dell’8 giugno, in Francia per fine maggio o inizio giugno (ma a seconda delle zone), in Grecia solo da luglio, in Repubblica Ceca dal 25 maggio e in Svizzera dal 15 giugno.
Tra i Paesi che già consentono l’utilizzo dei campeggi ci sono la Danimarca (ma solo per chi è attrezzato con un bagno: le aree comuni, toilette comprese, sono chiuse), la Croazia (di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi), il Lussemburgo e l’Olanda (con le stesse limitazioni della Danimarca), la Polonia e la Svezia, dove bisogna fare attenzione alle distanze.
In Germania la situazione è più complessa, con alcune regioni dove i campeggi sono già aperti e altri che sono in attesa. L’idea è che si possano riaprire tutte le strutture per la fine di questo mese. In Norvegia i turisti sono autorizzati a raggiungere le località di vacanza, ma non ci sono ancora norme specifiche per i campeggi, mentre in Spagna sono aperte le strutture ricettive delle aree in cui il Coronavirus è poco diffuso.
Insomma, l’Europa è oggi a macchia di leopardo e pianificare una vacanza fuori dai confini nazionali è ancora complicato. Nel giro di qualche settimana si spera che la situazione possa chiarirsi, ma fino a quel momento conviene valutare viaggi all’interno della propria nazione.
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