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FAITA-Federcamping: con quattro università dipinge il quadro del settore e disegna il futuro

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FAITA-Federcamping ha avviato da tempo un processo di analisi del settore finalizzato a un’evoluzione consapevole delle strutture ricettive all’aria aperta. Già nel 2018 l’associazione si è accordata con quattro università italiane – La Sapienza di Roma, la Bocconi di Milano, Ca’ Foscari di Venezia e l’Università di Teramo – per realizzare altrettanti approfondimenti tematici. Lo scoppio della pandemia da Covid-19 ha rallentato l’analisi e soprattutto la diffusione delle informazioni, ma ora l’associazione ha organizzato un seminario online per presentare il risultato di queste ricerche, ospitando anche MIBACT ed ENIT. Dato che il materiale raccolto è piuttosto “corposo”, vi proponiamo un riassunto di quanto è stato detto in cinque appuntamenti. Questo è il primo: nel corso dei prossimi giorni pubblicheremo gli altri.

Abbiamo potuto analizzare una situazione in cui tutto andava per il meglio, ma poi abbiamo avuto anche l’opportunità di affrontare un nuovo avvio per poter immaginare un prossimo futuro,” ha detto il presidente Maurizio Vianello presentando l’iniziativa.

Bocconi: cosa pensano campeggiatori e non

Alla professoressa Marianna Di Salle (nella foto in alto) è spettato il compito di presentare i dati relativi al lavoro coordinato dalla professoressa Magda Antonioli, Vicepresidente ETC, Direttore Acme e Direttore del Master in Economia del turismo in Bocconi. L’università milanese ha condotto una ricerca su due gruppi di persone: turisti che almeno una volta nella vita sono stati campeggiatori (485) e persone che non hanno mai fatto vacanze in campeggio (96). Il campione era in maggioranza formato da italiani.

Il 67% di chi appartiene al primo gruppo sostiene che non c’è nulla che possa impedire una vacanza all’aria aperta, affermando anche (66%) che i servizi dei campeggi sono migliorati nel tempo. La soddisfazione globale è di 7,7 punti su un massimo di 9, mentre 8,61 (su 10) è la raccomandazione media. Il Net Promoter Score (NPS), che misura la propensione a promuovere e pubblicizzare questo tipo di vacanza, è arrivato +49%, su una scala che va da -100 a +100%.

Dividendo le persone in base alla frequenza con cui si recano in campeggio si nota che ci sono entusiasti e detrattori. I primi sono gli “habitué”, con livelli di soddisfazione sempre superiori a 8, mentre i detrattori sono quelli che hanno fatto poche esperienze. Qui il livello di soddisfazione è relativamente basso (tra 6,3 e 6,9), ma l’NPS è negativo (-33%). Bisogna quindi fare leva sui primi.

Ma quali sono i deterrenti e gli ostacoli? Nel primo gruppo il 67% sostiene che non ce ne sono, contro il 18% di chi non è mai stato in campeggio. Per entrambi, gli scogli principali sono rappresentati dalla preferenza per sistemazioni più comode, dall’affollamento dei servizi comuni, dal rischio di brutto tempo e dalla bassa qualità dei servizi.

Tra gli aspetti ritenuti “critici” in una struttura ricettiva, sui 50 elementi proposti all’attenzione degli intervistati, 17 hanno ricevuto un punteggio superiore a 7 su 9 e sono quindi quelli che vanno tenuti più in considerazione: pulizia e manutenzione, sicurezza, rapporto qualità/prezzo, cura delle aree verdi, ombra e spiaggia. L’attenzione alla sostenibilità non ha invece raggiunto i livelli attesi: è un criterio interessante, ma non sembra orientare le decisioni nella scelta dei campeggiatori.

Tra chi frequenta i campeggi, la vacanza open-air è all’insegna del relax e del benessere, resa possibile dalla tipologia stessa. Il 43% cerca l’immersione nella natura e il 42 la privilegia per rilassarsi e godere di uno stile di vita sano. Tra le attività svolte, il 73% preferisce la spiaggia, seguita da un più generale relax (69%), l’esplorazione dei dintorni e il godimento della natura (entrambe al 52%), l’assaggio dell’enogastronomia locale (51%), la visita alle attrazioni del luogo (46%) e l’attività all’aria aperta/sport (41%).

Nel secondo gruppo, solamente il 3 per cento prenderebbe in considerazione un campeggio per una vacanza di almeno cinque giorni. Qui è interessante notare che il 33% non ha mai sentito parlare di glamping, ma il 22% lo prenderebbe in considerazione. Una volta mostrate delle immagini di sistemazioni tipiche, il 57% sarebbe più orientato a una vacanza glamping, con il 51% che apprezza una tenda lodge e l’86% una mobile home di nuova generazione. “Da una parte abbiamo un gruppo di consumatori che ha sentito parlare poco del glamping e che potrebbe prenderlo in considerazione, ma quando guardano le foto, quasi tutti scelgono di fare una vacanza in quelle strutture,” conclude Di Salle. “Per questo riteniamo che il glamping abbia un grande potenziale e vada quindi raccontato”.

 

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