La pandemia non dà tregua e costringe i governi di tutto il mondo a prevedere misure precauzionali nel tentativo di ridurre la diffusione del virus che provoca Covid-19. Da ieri e fino al 31 gennaio, chi entra in Italia (o rientra dopo essere stato all’estero) deve sottoporsi a tampone anche se ha regolarmente completato il ciclo vaccinale o se è guarito dalla malattia. Lo prevede un’ordinanza del Ministero della Salute firmata dal ministro Roberto Speranza. Le reazioni da parte degli operatori turistici non si sono fatte attendere.
“Misura di salvaguardia, ma che danneggia fortemente il turismo”, ha dichiarato Alberto Granzotto, presidente di FAITA-FederCamping, ovvero il maggiore soggetto di rappresentanza delle imprese del turismo all’aria aperta aderente a Confturismo-Confcommercio. Anche se nel periodo invernale il numero delle imprese del comparto aperte è limitato, Granzotto ne fa una questione di metodo, associandosi e sostenendo la posizione del Ministro del Turismo Garavaglia che si è detto sorpreso della misura restrittiva.
“Condivido la posizione del presidente di Federalberghi Bernabò Bocca e dei colleghi di Confturismo Luca Patanè e di Fiavet Ivana Jelenich,” ha detto il responsabile di FAITA. “La decisione di rendere obbligatorio il tampone per chi arriva in Italia dall’estero rischia di azzerare le prenotazioni faticosamente conquistate in molte località turistiche, dalle città d’arte alla montagna. Le restrizioni sui flussi in arrivo costituiscono un ulteriore colpo all’economia nazionale del turismo, un provvedimento emanato senza alcun preavviso, con la stagione sciistica già avviata”.
Alberto Granzotto ha aggiunto: “L’Italia è tra i Paesi con i migliori risultati nella lotta alla pandemia, ma siamo anche quello con le maggiori restrizioni. Come spiega lo stesso ministro Garavaglia, il problema non è la misura in sé, ma l’assoluta impossibilità da parte degli operatori del turismo di programmare l’attività. Per dirla con Garavaglia: forse se ne sarebbe dovuto parlare di più”.
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