La decisione del Ministero delle infrastrutture di aumentare i canoni delle concessioni demaniali marittime del 25,15% nell’anno 2023 ha destato forte preoccupazione nelle associazioni di categoria italiane del settore turistico ricettivo, che temono ripercussioni sulla gestione economica delle strutture. La reazione deriva dal fatto che tale provvedimento inciderà direttamente non solo sulle zone di balneazione, ma anche sulle imprese che si dedicano al turismo all’aria aperta, in quanto spesso hanno in concessione l’arenile immediatamente prospiciente, mentre in alcuni casi le strutture stesse sono localizzate in superfici oggetto di concessioni demaniali marittime per aree diverse da quelle dedicate alla balneazione.
Francesco Berton, presidente di Assocamping, che raccoglie tutti i campeggi di Cavallino-Treporti, metà dei quali ricadenti totalmente o parzialmente in area demaniale, è così intervenuto: “La recente comunicazione di un aumento del canone demaniale del 25% ha lasciato perplessi tutti gli operatori del settore. Perplessità dovuta all’entità dell’aumento che non è stata discussa con nessuna associazione di categoria e che non si motiva considerando i tempi vissuti recentemente. Inoltre consideriamo che non stiamo parlando solo di spiagge, ma anche di strutture ricettive all’aria aperta che pure insistono sul demanio”.
Lo stesso timore per le sorti del settore è condiviso da un’altra importante voce di rappresentanza, FAITA-FederCamping nazionale, che attraverso il suo presidente Alberto Granzotto ha comunicato in una nota “che il comparto turistico ricettivo esprime forti preoccupazioni per la poca attenzione fino a oggi prestata alle peculiarità che lo caratterizzano, spesso molto diverse da quelle tipiche delle concessioni balneari”.
In sintesi, le dichiarazioni di Assocamping e FAITA richiamano l’attenzione delle istituzioni sulle conseguenze negative che questi aumenti potrebbero avere sull’offerta delle strutture ricettive, che si troverebbero costrette ad alzare i prezzi a scapito anche dei servizi erogati. Questo potrebbe anche mettere in crisi il turismo in Italia favorendo altre destinazioni estere, più competitive o qualitativamente più equilibrate. La richiesta da parte di entrambe le realtà è di avere presto un confronto con il Ministero preposto per affrontare tutte le problematiche della direttiva in modo chiaro e produttivo.
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