A Riva del Garda, in occasione di Hospitality, si è parlato dell’evoluzione del turismo en plein air. Gli ospiti presenti alla tavola rotonda “Outdoor BOOM, il futuro dell’ospitalità all’aria aperta” hanno affrontato i temi delle attuali tendenze, del fenomeno del glamping, dei prodotti innovativi e di come gli imprenditori del settore stanno affrontando le nuove sfide.
Sopra a tutto, la presa di coscienza che la domanda di contatto con la natura e di relativo turismo non solo è in crescita, ma è pervasiva: la si ritrova in quasi ogni aspetto quotidiano, perfino sul luogo di lavoro. Sono senz’altro gli effetti della pandemia, che prima ci ha costretti in casa e che poi ci ha spinto a cercare nuovamente la vita all’aria aperta, ma sono anche tendenze che hanno semplicemente ricevuto un’accelerata da questa situazione.
Dove nasce l’idea della lodge tent
Il pubblico interessato all’outdoor sta aumentando e ha desideri diversi rispetto a quello di qualche anno fa. Lo ha ben spiegato Loek van de Loo, CEO di Vacanze col Cuore, raccontando cosa lo ha spinto a “inventare” il glamping. “Quando 20 anni fa abbiamo sviluppato la prima tenda con bagno e servizi, si stava diffondendo l’AIDS e la gente aveva paura di frequentare bagni comuni,” ha spiegato. “Da lì è nata l’idea della lodge tent. Dato che il nostro campeggio era a 200 metri di distanza dal lago, al contrario di decine di altri concorrenti direttamente affacciati sulle rive, abbiamo sempre dovuto inventarci cose nuove. Il glamping è nato con questa tenda che abbiamo poi sviluppato inserendo una vasca da bagno e una zona per i bambini. Quando l’abbiamo montata alla fiera di Utrecht ci siamo trovati di fronte a una coda di un centinaio di persone che voleva vederla: era la conferma che avevamo ideato un prodotto che piaceva alla gente”.
La parola d’ordine per avere successo è “ascoltare i clienti”. E Loek van de Loo lo ha fatto arrivando a creare la Glamping Collection e il Winter Glamping, che hanno attirato un pubblico completamente nuovo: giovani e coppie che si fermano anche solo per un paio di notti. Il prezzo non conta, perché vogliono fare un’esperienza unica. “Le esperienze che cercano non vengono scelte per il prezzo, ma per il valore aggiunto che un glamping può offrire: natura, aria pulita, tranquillità, privacy,” ha concluso van de Loo.
Dormire sotto la luce delle stelle
Viktoriia Borodina, product manager di Diamond Domes, ha colto l’occasione per parlare delle cupole trasparenti che possono arricchire l’offerta di ristoranti, alberghi e strutture ricettive all’aria aperta. “Tutti vogliono stare fuori, ma il tempo non sempre lo permette,” ha spiegato. “Con il nostro prodotto si può fare e dai ristoranti e bar siamo arrivati al glamping, in cui le persone possono dormire sotto le stelle e vedere alba e tramonto. Per installarle basta una piattaforma di cemento o legno. Non servono permessi speciali perché non è una struttura fissa: in due ore si monta e smonta”.
Per Stefano Testa, CEO di Leap Factory e architetto ideatore del Bivacco Grevasutti sul Monte Bianco, c’è bisogno di ridefinire i processi con cui creeremo le infrastrutture per far convivere la domanda di turismo all’aria aperta con la protezione della natura. “Abbiamo la grande responsabilità di salvaguardare quei luoghi naturali che oggi sono a bassa intensità di frequentazione,” ha detto.
Qualità da certificare
Serviranno prodotti di qualità realizzati in luoghi lontani da quello in cui verranno utilizzati. “Outdoor significa anche grande flessibilità: per esempio installare cinque unità abitative nel bosco e aggiungerne tre l’anno successivo, senza la necessità di dover mettere in piedi un cantiere edile,” ha spiegato Testa. “Bisogna riuscire ad avere un prodotto capace di offrire un’esperienza ricca con la certezza di qualità imprescindibili: bellezza, tecnologia e anche salute. Oggi ci sono certificazioni di livello internazionale che vanno a pesare queste qualità. Io credo che nel giro di due anni nessuno prenoterà più una camera in una tenda, un albergo o una roulotte privi di certificazione, cioè senza sapere quale tipo di qualità di clima troverà all’interno della scatola, qualsiasi essa sia, che lo ospiterà”.
Poi Testa ha spiegato come vede il processo ideale di acquisto e gestione delle soluzioni abitative pensate per l’outdoor. “L’acquisto deve essere un’esperienza semplice, come per un’automobile. Si analizza la formula, si scelgono le opzioni, si valuta il tutto rispetto al budget e in tempi rapidi. Poi, tendenzialmente, il risultato lo si deve poter di anno in anno scalare, ridimensione o trasferire, garantendone al turista tutte le sue doti attraverso certificazioni serie, non essendo creato con improvvisazione artigianale sul posto ma concepito e realizzato altrove. È un processo tipico del prodotto industriale”.
Un trend che parte da lontano
In chiusura della tavola rotonda è intervenuto Alberto Granzotto, presidente di FAITA – FederCamping. “Abbiamo visto come l’outdoor si inserisca in un filone più ampio di ricerca della natura,” ha detto. “Non è una novità di oggi, ma è uno sviluppo iniziato già parecchi anni fa e legato ai temi della sostenibilità ambientale, portato soprattutto dai clienti di provenienza nord-europea, dove questi stimoli sono arrivato un po’ in anticipo. Oggi c’è una sensibilità non solo da parte del consumatore, ma anche degli stessi imprenditori, che stanno capendo l’evoluzione del mercato accelerandola in parte con prodotti innovativi”.
“Creatività, ascolto del cliente e passione sono le caratteristiche che maggiormente caratterizzano tutte le nostre imprese,” ha continuato Granzotto. “Il mondo del turismo in generale è fatto di passione, perché è un lavoro di sacrificio e a contatto con il pubblico, dove capire le nuove esigenze è l’elemento centrale. Oggi si rafforza un mio pensiero che porto avanti da tanti anni, e cioè che esiste un singolo modello di turismo cercato dal consumatore, che poi può trovare espressione in varie forme. Questo è emerso in modo forte e deve far riflettere. Tutta l’evoluzione del prodotto deve andare incontro a un turismo più esperienziale, in cui la vacanza è un momento unico, un’esperienza che deve valere la pena vivere, qualcosa di diverso che deve arricchire e far sentire più a proprio agio con la natura”.
FAITA: “Lavoriamo per avere marchi di qualità”
Il tema della sostenibilità è considerato centrale da Granzotto. “Il mondo è uno solo, non esiste un ‘piano B’, e la consapevolezza di questo cresce di giorno in giorno. Non sono convinto che bastino due anni prima che il cliente scelga solo strutture certificate, ma il trend è questo. Come associazione stiamo lavorando con varie società proprio per avere marchi di qualità specifici del settore all’aria aperta che vadano verso la sostenibilità e la circolarità delle materie prime utilizzate. E poi servirà anche una formazione dei nostri colleghi imprenditori per aiutarli a capire al meglio questi trend in modo da essere pronti, come settore, ad accogliere i turisti in modo forte e positivo”.
Granzotto ha riconosciuto il ruolo della pandemia. “Il trend nasce prima del Covid, ma questo è stato un acceleratore, un catalizzatore capace di portare il nostro settore all’attenzione di un pubblico che non ci conosceva o che ci aveva etichettato come un modo spartano di fare vacanza,” ha detto. “Invece è emerso che possiamo offrire una vacanza di qualità. In questo siamo molto innovativi e creativi, offrendo sempre servizi nuovi. La vacanza è sempre più composta da servizi, che possono essere declinati in tanti modi in legame con il territorio, che significa natura, tradizioni, enogastronomia”.
Normative da semplificare
Infine, Granzotto ha affrontato il tema del difficile rapporto con le normative, sempre troppo spezzettate e locali. “In Italia ogni regione e ogni provincia autonoma ha normative specifiche, per questo a volte ci sono fasi di sviluppo più lente. La costa veneta ha visto una situazione simile a quella del Covid alla fine degli anni ’80, con l’invasione delle alghe. Quella è stata una crisi con effetti numerici paragonabili alla pandemia: nel 2020 in Veneto abbiamo visto un calo del turismo del 50%, come nel 1989 e 1990. Questo ha però determinato un nuovo modello di fare turismo all’aria aperta, che ha trovato dall’altra parte un legislatore capace di mettere a disposizione strumenti che hanno permesso di innovare in tempi rapidi”. Proprio ciò che servirebbe ora.
“La creatività all’interno delle regole indica la necessità di una legislazione più flessibile, tenendo al centro sostenibilità, tutela del paesaggio, armonia con la natura e le nuove esigenze del mercato”, ha confermato Granzotto. “È questo talvolta a limitare lo sviluppo di nuovi imprenditori. È evidente che, come tutta l’imprenditoria italiana, ci troviamo in anni di profonda trasformazione generazionale, che vede anche portatori di nuove idee e sviluppi che hanno bisogno di essere accompagnati da un sistema di credito, di supporto e formazione: altri elementi su cui la nostra associazione sta cercando di investire in modo molto importante”.
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