Durante il 13 ° Croatian Camping Congress abbiamo assistito alla presentazione di Peter Doornekamp, personaggio di spicco del settore open air internazionale, che ha fornito un quadro completo ed esaustivo sulla situazione degli spostamenti dei turisti olandesi verso il sud Europa e in particolare verso la Croazia. Gli spunti che ne abbiamo tratto ci sono sembrati molto interessanti anche per una valutazione generale dei flussi dai paesi del nord Europa verso quelli del sud.
Le valutazioni partono da un dato non molto positivo, quello del calo dal 7 al 16% di visitatori olandesi (dati campingnavigator.com) in Croazia. Dato che sta mettendo in allarme tutti gli operatori turistici della regione, in particolare i proprietari di campeggi. Questo però è un problema generalizzato, che ha toccato tutta l’Europa del sud in particolare Spagna, Italia e il sud della Francia.
Il calo non dipende certo da una disaffezione degli olandesi alla vacanza open air. Questo è da eslcudere, infatti sembra proprio che i camping lovers continuino ad aumentare come dimostra la NKC, il più grande camper club olandese, che registra una crescita costante e ad oggi più di 50.000 membri. Anche il numero delle immatricolazioni è in aumenta costantemente e come mostra RDW,NL nel 2019 si prevede di chiudere l’anno con un totale di 586.290 veicoli immatricolati (454.298 caravan e 131.992 camper). Un’altra evidenza è quella portata dalla fiera di Utrecht che dal 9 al 13 ottobre ha contato un 33% di visitatori in più rispetto all’anno precedente e di questi un 21% ha chiuso una prenotazione in un campeggio presente, usufruendo dell’early booking (KCJ report 2019, Jaabeurs, Utrecht).
Ma allora come mai gli olandesi non stanno più venendo in vacanza in Croazia, Italia, Spagna e sud della Francia?
Le ragioni sono diverse, primo fra tutti un aspetto culturale. Il campeggio per gli olandesi non è considerato un’alternativa povera ad un altro tipo di vacanza, ma è una scelta chiara che va ad identificare un modo di vita ben definito “the camping life”, per questo motivo i viaggiatori sono sempre alla ricerca di contatto diretto con la natura, per lasciarsi alle spalle la vita frenetica della città. Spesso questo si traduce nella scelta di avere anche un’auto elettrica tanto che la vendita di Tesla sta aumentando vistosamente in Olanda. Per questo motivo bisognerebbe essere pronti ad accogliere anche questo tipo di turismo che al momento spesso non trova offerta adatta ai propri bisogni.
Un secondo aspetto importante è la possibilità di effettuare viaggi aerei low cost verso mete sempre più interessanti. Questo sta portando ad una crescita di turismo verso destinazioni più lontane che con l’auto sarebbero difficili da raggiungere. Questo secondo aspetto si lega anche con la terza motivazione, le alternative di viaggio sempre più economiche. In questo caso parliamo delle crociere, safari, city trips all inclusive e tutto ciò che fino a qualche anno fa aveva un costo proibitivo e invece oggi è diventato più abbordabile. Uno dei problemi più grandi però, che sta incidendo in modo considerevole sulle scelte degli olandesi è il Climate Change. Le ultime due estati sono state molto calde in tutta Europa rendendo il clima mite e gradevole in Olanda ma veramente molto caldo nel sud Europa portando un 28% di viaggiatori a decidere di rimanere nel proprio Paese. Fino a qualche anno fa infatti era proprio il clima che attirava i turisti del nord Europa verso il sud ma oggi il cambiamento climatico incide in modo importante sulla scelta.
L’ultima motivazione è legata ai tour operator che sono in crisi, lo dimostra ciò che è successo alla Thomas Cook. Una crisi che porta i viaggiatori a preferire prenotare direttamente senza intermediari e quindi, a volte, a preferire altre destinazioni.
In questo grafico vediamo il peso di ogni aspetto sul calo di turisti olandesi nel sud Europa.
Come contrastare questi aspetti negativi che incidono così fortemente sugli ingressi?
Peter Doornekamp non si è limitato a spiegarci le motivazioni di questo calo di arrivi ma si è spinto oltre, suggerendo delle idee concrete per contrastare questo andamento negativo, entriamo nel dettaglio:
Aspetti culturali: per attrarre gli olandesi bisogna parlare la loro lingua, conoscere ed entrare nei loro usi e costumi, non dare nulla per scontato. È quindi importante utilizzare il tone of voice corretto e puntare sullo storytelling facendo leva sulla nostalgia, di quello che rappresenta un’esperienza autentica di outdoor e di una ricerca di uno stile di vita più sano.
Viaggi aerei o in auto: puntare sui servizi per le auto elettriche.
Le alternative: è importante puntare sullo sviluppo di prodotti. Sicuramente quello che può attrarre la clientela oggi è il servizio di alto livello, strutture di alta qualità, un prodotto supervip che giustifichi anche un prezzo più alto.
Climate Change: perché non pensare di estendere la stagione? Molti campeggi nel sud Europa chiudono oggi all’inizio di ottobre. Viste le temperature sempre più miti varrebbe la pena di valutare di tenere aperto qualche mese in più. Inoltre essendosi alzata tanto la temperatura, cosa che gli ospiti del nord non apprezzano molto soprattutto negli ambienti chiusi, bisogna pensare alle dotazioni di aria condizionata per tutte le strutture.
Tour Operators: in questo caso è necessario puntare sulla prenotazione diretta dando la migliore booking experience all’utente.
Gli spunti interessanti di Peter Doornekamp possono essere riassunti in poche parole chiave: MARKETING E STORYTELLING NELLA CULTURA OLANDESE. Uno spunto interessante di partenza su cui fare riflessioni e azioni importanti per arginare la situazione e ribaltarla.