In occasione del SIPAC 2018 abbiamo incontrato e intervistato Maurizio Vianello, presidente nazionale di FAITA FederCamping, associazione che rappresenta e tutela gli interessi e i diritti delle imprese turistico-ricettive dell’aria aperta e organizza questa importante manifestazione per il settore, arrivata già all’ottava edizione. I temi affrontati sono stati tanti e davvero interessanti.

Come è andata la stagione 2018 in Italia?
Il bilancio della stagione 2018 è positivo. Il sistema italiano ha retto bene e si vedono da un lato alcuni incrementi, soprattutto a livello di singole aree del sud, dall’altro consolidamenti, in particolare al nord. Ma, al di là dei risultati, è necessario comunque impegnarsi per lavorare per il futuro poiché, anche nel mondo dell’open air, nascono continuamente nuove destinazioni che possono portare a fughe di turisti dall’Italia verso altre mete, come ad esempio Grecia, Albania e Croazia.
Ritiene che l’Italia abbia beneficiato dei flussi turistici causati dal timore che ormai caratterizza altre mete?
In via indiretta sì, il Paese ha beneficiato di questo soprattutto per il target delle famiglie che spesso ha scelto l’Italia come meta per le proprie vacanze proprio perché sicura.
La percezione oggi è che il campeggio sia sempre più interessante per il mondo delle case mobili. Come secondo lei possono convivere i mondi del turismo itinerante con quello delle mobile home?
Case mobili e turismo itinerante possono convivere, ovviamente dipende dalla filosofia imprenditoriale che caratterizza la gestione e dalle dimensioni delle strutture.
Nel settore delle case mobili c’è stata una evoluzione: negli anni ’70 le mobile home erano “maxi caravan” arrivate in Italia per consentire la destagionalizzazione. Dagli anni ‘70 a fine anni ‘80 le case mobili sono poi diventate un prodotto standard, diffuso in tutta Europa grazie ai Tour Operator per alleggerire l’impegno di viaggio dei turisti. In Italia poi queste realtà sono diventate un prodotto diverso, anche grazie alla progettualità e al design italiano, tanto che oggi le case mobili sono parte fondante della vita del campeggio e lo rendono vivo.
Da questo punto di vista l’introduzione della casa mobile è un investimento in termini anche qualitativi, che comporta un impegno a gestire con maggiore professionalità la struttura. Anche se, ovviamente, solo i campeggi più grandi possono gestire entrambe le proposte. Bisogna precisare però che la casa mobile non è però la strada verso il villaggio: si tratta infatti di una soluzione abitativa diversa all’interno di un contesto ambientale in cui si vive la vita del campeggio.
Lei è presidente di FAITA FederCamping da quasi due decenni. Quali sono i vantaggi per cui vale la pena associarsi?
Oggi FAITA FederCamping è la realtà associativa più rappresentativa dei campeggi d’Italia con oltre 1500 campeggi. Gli associati credono nell’associazione perché essa cerca di coltivare le opportunità di crescita della cultura d’impresa del settore, supportando chi vuole investire in questo mondo.
FAITA FederCamping è infatti attiva su tematiche importanti come ad esempio quella di far crescere la consapevolezza del territorio come risorsa, attraverso attività di formazione, informazione e supporto anche grazie a docenti e professionisti qualificati. Oltre alla formazione e all’informazione, gestita anche con un giornale interno, ci sono poi le opportunità come le fiere, che devono diventare opportunità di scambio, conoscenza e cultura, cosa questa che farà la differenza in prospettiva.
Qual è il problema più importante da affrontare, al momento, per il settore dell’open air?
Al momento in Italia il problema principale è il sistema burocratico che frena le nuove iniziative di investimento. I ritardi nelle tempistiche delle decisioni comportano percorsi troppo lunghi, che impediscono la nascita di aziende nuove nel settore.
Cosa si potrebbe fare quindi, anche a livello di marketing, per contrastare i flussi di turisti che scelgono i Paesi concorrenti all’Italia?
L’Italia ha un grosso punto debole: ci mette troppo tempo ad adeguarsi ai cambiamenti del mercato e questo impatta profondamente sul settore del turismo all’aria aperta. La bellezza del territorio ci rende fortunati ma la struttura istituzionale e il sistema burocratico non sono pensati in una logica di marketing. Il principale cambiamento che potrebbe aiutare i turisti a continuare a scegliere sempre e comunque l’Italia rispetto ad altri paesi emergenti, dovrebbe partire da questo aspetto.
di Antonio Mazzucchelli