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Le esperienze di successo nella transizione verde presentate alla Milano Design Week

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La Milan Design Week si è conclusa da pochi giorni con un enorme successo di pubblico. Tra gli eventi non è mancato uno spazio dedicato al turismo all’aria aperta. Crippaconcept ha infatti organizzato una tavola rotonda a cui hanno partecipato numerosi ospiti italiani e stranieri. L’Open-air design vision è stato diviso in tre distinti blocchi: uno dedicato alla transizione verde, uno al design e uno all’impatto economico e culturale del turismo open-air. Oggi parliamo del primo: Transizione verde e turismo open-air: esperienze di successo.

“Siamo pronti ad affrontare le sfide del futuro con entusiasmo e determinazione, e a lavorare insieme a tutti gli attori del settore per creare un futuro sostenibile e responsabile per il turismo all’aria aperta,ha detto Sergio Redaelli, amministratore delegato di Crippaconcept, in apertura dei lavori. “Per questo, ci avvaliamo della collaborazione dei più importanti esperti italiani ed esteri, dal mondo accademico ai grandi gruppi del turismo open-air, dagli architetti e paesaggisti ai rappresentanti delle amministrazioni locali, per provare a narrare che cos’è il sistema open-air del futuro con le tendenze e i dati che abbiamo a disposizione. Siamo qui per raccontare chi siamo, dove eravamo e dove stiamo andando, e dove vogliamo portare gli sviluppi futuri”.

A Cavallino-Treporti un protocollo per la sostenibilità

A Roberta Nesto, sindaca di Cavallino-Treporti, Presidente dell’Associazione Sindaci del Litorale Veneto e Coordinatore del Tavolo Permanente G20s, è spettato il compito di introdurre il tema della sostenibilità. “L’open-air è per antonomasia sostenibilità, ma oggi rischiamo di considerare questo tema come l’aria fritta, come qualcosa di teorico, di cui tanto si parla e poco si concretizza,” ha detto nel suo intervento. “Noi chiediamo quindi ai nostri operatori di sottoscrivere un protocollo ad adesione spontanea per mettere in campo azioni di sostenibilità. Nulla di diverso di quanto già si fa normalmente nella propria azienda, ma inserendole all’interno di una cornice territoriale in cui tutti mettono qualcosa. Unendo le forze di pubblico e privato questo tema diventa meno teorico e più concreto, più calato a terra”.

Stiamo creando protocolli e percorsi pensati per chi vuole unirsi e fare rete,” ha spiegato Nesto. “A Cavallino-Treporti ci sono molti esempi di azioni concrete, dal riutilizzo dell’acqua al riciclo dei rifiuti, dall’uso di energie alternative al ricorso a materiali ecosostenibili. Senza dimenticare che le sostenibilità sono tre: ambientale, sociale ed economica. Ecco perché serve una regia territoriale. Dobbiamo pensare a un percorso che sia costantemente monitorato, che abbia degli indicatori. Con questo metodo di lavoro e guardando avanti otterremo i risultati che soprattutto i giovani ci richiedono”.

Fornella, un progetto pilota per migliorare costantemente

Molto interessante l’intervento di Sigmar Cavazza, proprietario del Fornella Camping & Wellness Family Resort. In questa importante struttura ricettiva sul Lago di Garda, che già dal 2018 aderisce alla certificazione volontaria Ecocamping, è stato avviato un progetto pilota battezzato ​“Fornella one Earth 2030”, che ha l’obiettivo di stabilire nuovi standard di accoglienza sostenibile basandosi sulle “best available practice”. “Stiamo analizzando la situazione cercando standard diversi da quelli che abbiamo applicato fino a oggi per poterli poi applicare alle nuove installazioni,” ha esordito Cavazza. “È un percorso in divenire che si concretizzerà completamente nel giro di qualche anno”.

Sono sei i macrosettori su cui la struttura si sta organizzando:

  • Architettura e tecnica – Si sta lavorando su dimensionamento, isolamento e irraggiamento. Con l’aiuto di Crippaconcept è stata modificata l’inclinazione della falda per ottenere un oggetto diverso, cambiando anche la progettazione della terrazza.
  • Risparmio idrico – Sono stati limitati i flussi e adottato un sistema di subirrigazione a goccia, applicando una tecnologia finlandese per monitorare in tempo reale i consumi di ogni cluster. Questo consente anche di individuare tempestivamente eventuali perdite.
  • Efficienza e indipendenza energetica – Per ottenerla bisogna partire da una buona coibentazione, facendosi poi aiutare dalla domotica. Al Fornella è stato montato su una casa mobile un impianto fotovoltaico collegato in rete. La produzione media annua è di circa 8 megawatt, di cui piò o meno 3 consumati dalla casa mobile e il resto messo a disposizione della struttura. Con un centinaio di case mobili così attrezzate potrebbe essere raggiunta l’indipendenza totale.
  • Gestione e partecipazione – Bisogna formare lo staff, ma soprattutto creare consapevolezza nella clientela, offrendo una vacanza all’altezza delle 5 stelle forti delle proprie azioni in termini di sostenibilità. Tutti i dati devono essere raccolti e misurati.
  • Economia circolare – Al Fornella vengono applicate tecniche come il riutilizzo delle acque della piscina, la gestione del riciclo dei rifiuti, ma soprattutto il riciclo dei materiali con cui sono costruite le case mobili.
  • Progettazione del verde – Questo è un tema importante, anche nella cornice di Ecocamping, che chiede di non utilizzare prodotti chimici se non per la lotta biologica. Presso la struttura sono state fatto scelte per arrivare a una vegetazione che consumi poca acqua, sia resiliente e possa resistere al cambiamento climatico. Poi c’è la cosiddetta “food forest”, in cui sono state piantate 23 varietà di piante commestibili, dai lamponi alle mele, fino alle prugne, pensate con maturità a scalare: il cliente esce dalla casa mobile e può accedere direttamente al frutto. E si è pensato anche al benessere di microrganismi e insetti, con la parte esterna della struttura fatta di prati fioriti arricchiti da una decina di arnie.

La Rocca, in equilibrio tra natura e turismo

Positiva anche l’esperienza di La Rocca Camping Village, un’altra realtà che insiste sul lago di Garda, a Bardolino. Qui l’ambiente particolare e protetto dalla tutela paesaggistica, alle pendici della rocca di Garda, ha portato a una grande attenzione per l’equilibrio fra patrimonio naturale e proposta turistica.

Abbiamo aperto nel 1961 e a quell’epoca i turisti si sistemavano liberamente,ha raccontato Orsola Rizzardi, amministratrice delegata della struttura. “A livello di edifici c’erano solo reception e bagni comuni. Negli anni ’70 siamo passati dai quattro ettari iniziali a otto, creando anche le piscine. Quando negli anni 2000, rientrando in Italia dopo diverse esperienze di lavoro all’estero, ho riscontrato un grande potenziale, ho sviluppato un masterplan a 360 gradi per far progredire negli anni il campeggio, individuando le due zone: le piazzole in riva al lago e il villaggio alle pendici della rocca. Le prime 20 maxi-caravan arrivarono nel 2005, rispettando orografia, natura e contesto storico”.

Negli ultimi anni la ricerca dell’equilibrio tra adeguamento della proposta turistica e mantenimento dell’ambiente naturale si è fatta ancora più serrata. “Abbiamo ridotto la capienza privilegiando la qualità,” ha spiegato Rizzardi, “e nel 2017/18 abbiamo riqualificato un’area di 4.000 m2 al centro del campeggio rifacendo i servizi (ristorante, supermercato, spa e così via) per destagionalizzare l’attività. Con grande attenzione all’ecosostenibilità, adottando moduli fotovoltaici e riutilizzando l’acqua delle piscine per l’irrigazione. Nel 2021 abbiamo aperto le porte della nostra azienda agricola: 12 ettari fra bosco, uliveto e vigneto, con parco animali. L’anno scorso abbiamo realizzato un’area glamping solo con le tende: siamo gli unici sul lago ad avere una bubble tent nell’uliveto e delle tende geodetiche”.

Zoom e Lake Eyasi Resort, l’Africa alle porte di Torino

La terza esperienza portata sul palco alla Milan Design Week è quella di Maurizio Baldini, Hospitality Specialist del Bioparco Zoom e di Lake Eyasi Resort. Alle porte di Torino, in un terreno dove fino a 15 anni fa c’era solo un’area depressa, il bioparco è diventato nel giro di pochi anni una vera e propria destinazione turistica che nel 2022 ha contato 530 mila presenze, più della Reggia di Venaria e in Piemonte seconde solo al Museo Egizio. “Lo sviluppo del sito si è delineato in tre fasi,” ha spiegato Baldini. “Nella prima è stata creata la struttura, con un bacino di utenza locale a non più di due ore di auto; nella seconda fase abbiamo ampliato la comunicazione cercando ospiti provenienti anche da altre regioni, e abbiamo saturato la capienza dei meno di tremila posti letto presenti in zona; infine, è stato deciso di creare un resort, una struttura per l’ospitalità, all’interno del bioparco”.

La sfida è stata quella non solo di rispettare le normative, ma anche di ricreare un ambiente il più vicino possibile a quello naturale. “Siamo partiti con 20 maxi-caravan e abbiamo coinvolto cooperative di donne africane che abitano nella zona del lago Eyasi, in Tanzania, commissionandogli coperte, copriletto e cuscini per offrire ai visitatori un’esperienza immersiva, con l’emozione di dormire vicino all’habitat del leone, oltre che a quello di struzzi, antilopi e giraffe. È stato un percorso lungo e difficile. Oggi diamo lavoro a 280 persone, compresi veterinari e biologi. Abbiamo 70 unità abitative e a medio termine vogliamo arrivare a 100. Il nostro sogno è ora quello di creare un ambiente asiatico, dopo quello africano”.

Maxi-caravan: non una casa più piccola, ma una casa diversa

Gli interventi del panel dedicato alla sostenibilità sono stati chiusi da Carlo Berizzi, Professore Associato di Progettazione Architettonica e Urbana presso l’Università di Pavia, che ha affrontato anche il tema dell’ergonomia delle case mobili. “Da cinque anni stiamo facendo un percorso di ricerca insieme a Crippa,” ha raccontato. “Cerchiamo di interpretare un prodotto che non è casa e non è solo camera d’albergo. Abbiamo declinato il concetto di maxi-caravan con prodotti e materiali riciclati e riciclabili, per una performance di sostenibilità avanzata. Il risultato si chiama Wonderland. Nel 2022 ci siamo invece concentrati su ambienti e misure. Siamo partiti da caravan, barche e moduli lunari fondendoli con i modelli architettonici dell’ultimo secolo. Il secondo ragionamento è stato fatto su ergonomia e accessibilità. Abbiamo quindi lavorato sull’universal design. Bisogna considerare la maxi-caravan non una casa più piccola, ma una casa diversa”.

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