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MIBACT ed ENIT: voci istituzionali che devono ancora trovare la giusta misura rispetto all’open-air

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Eccoci all’ultimo appuntamento dedicato al webinar di FAITA-Federcamping in cui sono state presentate quattro ricerche universitarie e a cui hanno preso parte anche MIBACT ed ENIT. Il previsto intervento di Flaminia Santarelli, Direttore Generale Turismo MIBACT, si è ridotto a una semplice dichiarazione a causa di problemi di collegamento (!). La dirigente del ministero ha potuto utilizzare solo un cellulare in vivavoce e anche così parte delle sue parole si è persa. “Ci tenevo a fare una presenza in questo incontro di oggi, anche se rapida, per concordare in pieno con Maurizio Vianello sull’opportunità di impostare a breve un lavoro insieme,” ha detto. Già a Rimini Santarelli aveva riconosciuto la necessità di impostare insieme un “laboratorio” sul turismo all’aria aperta. “Poi per mia difficoltà non siamo riusciti a metterlo in piedi”, ha confessato, “ma l’impegno da parte del MIBACT c’è, perché questo è un settore sicuramente con prospettive interessanti per il turismo post Covid e su cui dobbiamo cominciare a lavorare subito. Ci tenevo a riaffermare impegno e volontà da parte del ministero e concordo con Vianello: combiniamo a breve, anche prima delle festività, un incontro che sia una base di lavoro congiunto”.

ENIT: iniziative poco coerenti

Prima della chiusura della mattinata è intervenuto anche Giovanni Bastianelli, direttore esecutivo dell’ENIT. “Se devo esprimere un parere personale, c’è questa sproporzione tra l’innovazione che c’è stata all’interno della categoria e dell’associazione rispetto all’importanza che si dà a questo settore,” ha dichiarato. “I numeri che sono stati dati prima sono molto grandi, ma soprattutto nella nostra vita di tutti i giorni capiamo quanto sia importante il turismo all’aria aperta. C’è molto cammino da fare per quanto riguarda la qualità delle strutture e delle destinazioni, ma in effetti c’è sempre stata bassissima considerazione per questo tipo di turismo”.

Il direttore ha poi snocciolato una serie di dati sul turismo in generale e sulle enormi difficoltà che si sono affrontate quest’anno. Ha parlato del turismo a lungo raggio, molto marginale per le strutture ricettive all’aria aperta, e di come sia crollato il mercato dei voli. Ha poi aggiunto che chi non tiene conto della sostenibilità ambientale è fuori mercato, perché questo concetto è ormai centrale. Secondo il suo parere, aree e categorie che ignoreranno questo aspetto verranno tagliate fuori.

L’ENIT ha ora come obiettivo dichiarato quello di far ripartire il mercato interno, oltre che di lavorare su quelli stranieri di prossimità. La ricetta scelta per raggiungerli non sembra però totalmente coerente, avendo citato come esempio del lavoro fatto in questi ultimi mesi una serie di webinar dedicati ai mercati esteri, e in particolare quello statunitense, operando a stretto contatto con i tour operator e le principali compagnie aeree. Tra le altre iniziative ci saranno una mostra virtuale sui 100 anni di storia dell’agenzia Nazionale per il turismo, mentre nei mesi scorsi c’è stata la partecipazione ai festival del cinema di Venezia e Roma dove sono stati premiati film che hanno mostrato quanto sia bello viaggiare in Italia.

Vianello: dobbiamo considerare il 2020 come “anno zero”

A Maurizio Vianello non è rimasto che chiudere l’evento. “La filiera del turismo open-air potrebbe concorrere a recuperare dal punto di vista sociale, dell’occupazione, della distribuzione del reddito e a creare nuova ricchezza, se messa nelle condizioni di potersi attivare,” ha detto. “Dobbiamo sviluppare una strategia basata su criteri e specializzazioni, personalizzando le risposte in base alle diverse segmentazioni che si sono concretizzate sul mercato. Abbiamo scoperto che tornerà di attualità il turismo di prossimità, che però va letto come mercato europeo, non della vicina provincia: dobbiamo creare le condizioni per cui i turisti che si muovono in un raggio di mille chilometri possano arrivare fino a noi”.

Poi il presidente di FAITA-Federcamping ha accennato a una possibile collaborazione. “All’ENIT proponiamo come ipotesi quella di pensare a una campagna di comunicazione e immagini che sostenga il brand Italia, ma che evidenzi anche le destinazioni basate sui campeggi. Noi dobbiamo attivare la collaborazione con le istituzioni per convincere il sistema italiano – consumatori e amministrazioni – a dare adeguata importanza al nostro settore. Dobbiamo rafforzare l’immagine della nostra capacità di resilienza. Abbiamo superato il 2020, con danni e perdite, ma siamo ancora sul mercato, resistenti, e stiamo lavorando per il 2021 cercando di sviluppare strategie di medio e lungo termine: avvicinarci all’economia sostenibile, implementare la digitalizzazione nelle nostre aziende per dialogare con il singolo cliente in modo personalizzato. Qualche volta esageriamo nella convinzione di sapere cosa vuole, ma potremmo avere delle sorprese”.

Per Vianello il problema è duplice: bisogna creare consenso intorno al settore modificando le convinzioni del turista e bisogna evidenziare documentalmente ai politici le problematiche, offrendogli anche ipotesi di soluzione, per superare lo stillicidio di riunioni e promemoria che raramente si concretizzano. “Svilupperemo insieme i nuovi mezzi che abbiamo imparato a usare quest’anno, creando occasioni di incontro e di scambio di opinioni, perché nelle 2.600 strutture si possano sviluppare altrettante interpretazioni,” ha aggiunto. “Non servono soluzioni monotematiche: ognuno di noi deve adattarsi alle esigenze del mercato. Ci vogliono nuovi imprenditori e questa è una sfida epocale. Se non cogliamo questa opportunità, il numero dei campeggi in Italia non potrà crescere”.

Le ultime parole del suo intervento il presidente le ha riservate alla necessità di trovare soluzioni tecniche ed economiche per supportare il settore. “Dobbiamo interagire con il pubblico amministratore affinché comprenda le nostre esigenze,” ha concluso. “Dobbiamo avere delle certezze, non scadenze di concessioni, interpretazioni soggettive sull’accatastamento, anni di attesa prima che gli uffici tecnici comunali concedano le autorizzazioni. Il Covid ha dimostrato che dobbiamo muoverci velocemente: se avremo una risposta tra cinque anni, le situazioni saranno cambiate radicalmente. Preferiremmo avere una capacità di investimento sostenuta da nuovi modelli di ammortamento finanziario, piuttosto che inseguire le logiche assistenzialiste che si sono fin qui concretizzate. Crediamo che per fare questo tipo di ragionamento si possa a partire dal 2020 come anno zero”.

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