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Stati Generali, ieri è stato il giorno dedicato al settore del turismo italiano

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La giornata di ieri ha visto protagonista, nell’ambito degli Stati generali convocati dal premier Giuseppe Conte, il turismo. “Non posso nascondere,” ha dichiarato la Presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli, “la preoccupazione profonda sulla tenuta del sistema nel suo complesso. Il mese di settembre sarà decisivo; da alcune stime preliminari rischiamo la chiusura definitiva del 20-30% delle imprese turistiche (alcune filiere come le agenzie di viaggio fino al 70%) con un danno per l’occupazione, ma anche per l’indotto di enormi proporzioni. E questo è il grido di allarme che proviene da tutti i nostri soci”.

Anche l’intervento di Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi ha messo l’accento sulle profonde difficoltà di questa industria. “Il nostro è stato il primo settore ad avvertire le avvisaglie della crisi, quando ancora l’epidemia sembrava confinata in Cina. Attualmente sta pagando un prezzo altissimo e sarà probabilmente l’ultimo a uscirne. Il 2020 si era annunciato con segnali positivi. Ma già a febbraio abbiamo registrato le prime flessioni. A marzo si è avuto un vero e proprio tracollo delle presenze negli esercizi ricettivi (‐92,3% per gli stranieri e ‐85,9% per gli italiani). Ad aprile e maggio il mercato si è completamente fermato (nell’insieme ‐97,8% e ‐94,8%). In particolare, hanno latitato gli stranieri (‐99% in entrambi i mesi)”.

Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti, a margine degli incontri sul turismo aveva sottolineato: “Stimiamo che la crisi del sistema ricettivo abbia già cancellato 82mila posti di lavoro. E il conto non include né la somministrazione né il resto della filiera turistica: agenzie di viaggi, guide turistiche, balneari, imprese del turismo diffuso e dell’open air. Imprenditori, professionisti e lavoratori autonomi che non hanno protezioni”.

Al presidente Conte abbiamo sottolineato come sia necessario e imprescindibile definire un percorso ed una strategia per il rilancio”, si legge in una nota di Confindustria Alberghi, “ma nel contempo abbiamo dovuto evidenziare come il settore alberghiero in Italia e il turismo in generale, siano ancora in una fase emergenziale che chiede quindi una serie di interventi urgenti, necessari per la salvaguardia stessa delle imprese. Il settore è fortemente a rischio e ha davanti a sé ancora molti mesi di grande difficoltà”.

Nutrito l’elenco delle richieste portate al tavolo dai vari protagonisti. Federturismo ha sottolineato la necessità di ricorrere a misure a costo zero, come quella relativa al prolungamento delle concessioni demaniali, che potrebbero essere di grande aiuto e sostegno. Altri pilastri sui quali soffermarsi per fare ripartire il settore sono la burocrazia e il fisco, per i quali servirebbero procedure più snelle e più veloci. Tra le altre priorità di Federturismo ci sono poi infrastrutture, digitalizzazione, formazione e sostenibilità.

Federalberghi ha rammentato al Governo la necessità di irrobustire le misure di sostegno previste dal “decreto Rilancio”, anche recependo con urgenza alcune misure previste dal piano redatto dal Comitato degli esperti. Le priorità spaziano dalla proroga della cassa integrazione alla riduzione del costo del lavoro per le imprese che ripartono, passando per le peculiarità delle imprese in affitto e per la riduzione della pressione fiscale sugli immobili strumentali, senza dimenticare le problematiche connesse alla riqualificazione delle strutture ricettive, alla concorrenza sleale esercitata delle centinaia di migliaia di appartamenti abusivi che inquinano il mercato ed all’abuso di potere dominante dei portali di prenotazione che vessano sistematicamente gli hotel.

Una prima risposta del Governo è arrivata da Dario Franceschini, Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. “Cultura e turismo sono strategici per il rilancio del Paese, sono ottimista sulla ripresa”, ha detto. “Già quest’anno sono convinto che riprenderà il turismo infra-europeo nel nostro Paese, e presto tornerà anche quello extraeuropeo. Per questo è importante puntare sulla riqualificazione delle strutture, capace di accogliere un turismo alto. Inoltre, bisogna migliorare le infrastrutture, sia sulla dorsale adriatica che su quella tirrenica portando l’alta velocità fino in Sicilia. Infine, bisogna preparaci a moltiplicare gli attrattori del turismo internazionale”.

Siamo molto soddisfatti dell’esito dell’incontro di oggi con il presidente del Consiglio Conte, durato oltre quattro ore”, ha alla fine dichiarato la Presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli, “sia per il metodo che per la condivisione degli obiettivi. Il Presidente del Consiglio ha ascoltato con molta attenzione le richieste che abbiamo avanzato a sostegno del nostro settore e confidiamo che presto avremo le risposte che attendavamo per la ripartenza della nostra filiera”.

Anche Assoturismo Confesercenti ha rilasciato una nota positiva: “Da parte del governo abbiamo trovato attenzione. Abbiamo cercato di dare un quadro equilibrato – anche se purtroppo drammatico – dello stato di salute del turismo e della somministrazione, proponendo soluzioni per il sostegno ed il rilancio di questo pezzo fondamentale dell’economia”.

Decisamente più critica, invece, Confindustria Alberghi. “Abbiamo bisogno di misure che accompagnino le aziende almeno fino a tutto il 2020 e scelte coraggiose che aiutino il settore alla ripartenza,” si legge nel comunicato rilasciato ieri. “In primis un taglio al costo del lavoro per creare le condizioni per la riapertura e per riportare i lavoratori alla piena retribuzione. In prospettiva, il settore ha bisogno di un profondo rinnovamento nel sistema delle regole che sono ormai ampiamente superate dalle nuove dinamiche del mercato. Anche per questo non possiamo non esprimere il nostro disappunto rispetto a un programma degli Stati Generali che ha previsto per il settore del turismo solo poco più di un’ora e l’accesso in presenza fortemente contingentato. Questo non riflette l’attenzione che ci saremmo aspettati rispetto a un settore che è indubbiamente il più colpito e che costituisce una delle componenti primarie dell’economia del Paese”.

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