Intervista di Antonio Mazzucchelli e Carla Tropia
Con la stagione che volge al termine, è tempo di bilanci. Per volgere lo sguardo a quello che è successo oltre i confini italiani in questa estate ancora perturbata dalla situazione pandemica, Camping Business ha incontrato Adriano Palman, direttore della Unione Croata Campeggi (KUH). Una voce autorevole, visto che all’associazione aderisce oltre il 90% delle strutture presenti nel Paese, che ben può raccontare l’andamento di questo ultimo periodo turistico.
Camping Business: È arrivato il momento di tirare le somme della stagione 2021. Com’è andata in Croazia?
Adriano Palman: La valutazione è sicuramente positiva, la stagione è ripartita alla grande. Abbiamo avuto circa 15 milioni di pernottamenti a fronte di 254.000 posti letto presenti nei nostri campeggi. In termini percentuali, questo 2021 ha raccolto un ottimo 177% di pernottamenti rispetto al 2020, mentre in confronto al 2019, che è l’anno di riferimento pre-Covid, siamo all’87 per cento. Quindi c’è ancora da recuperare, ma siamo comunque molto soddisfatti se si pensa che quest’anno la stagione è iniziata intorno al 15-20 giugno e non dal primo maggio.
A livello di presenze abbiamo poi notato dei movimenti interessanti: la Germania continua a far segnare il maggior numero di visitatori, seguita da Slovenia, Austria e Olanda. Purtroppo da due-tre anni è calato il numero di italiani e cresce quello relativo ai turisti provenienti da Polonia e Repubblica Ceca che quest’anno, per la prima volta, supera quello dell’Italia.
Le case mobili sono state sold out praticamente dall’inizio della stagione, mentre per le piazzole la situazione è diversa, bisogna spingere un po’ per cercare i clienti, giocare con i prezzi…
Camping Business: Qual è adesso la situazione Covid in Croazia? Come hanno affrontato questo periodo i campeggi? Hanno seguito un protocollo condiviso oppure ognuno ha agito in base alla propria sensibilità?
Adriano Palman: Direi che la situazione sanitaria è del tutto simile a quella di altri Paesi europei come la Spagna, l’Italia o la Germania. Ovviamente tutti i campeggi si sono attrezzati per rispettare i protocolli di sicurezza basilari, ma il Ministero del Turismo ha fatto anche di più, predisponendo un set di misure più rigide, con il riconoscimento di una “label” speciale per chi le segue. E con nostra grande soddisfazione, moltissimi camping hanno aderito. L’obiettivo è stato quello di far sapere ai clienti che da noi le regole si rispettano e che nelle nostre strutture possono sentirsi più sicuri che a casa. E questo sforzo ha pagato: non ci sono stati problemi e la stagione è andata molto bene.
Camping Business: A proposito dei campeggi, che evoluzione c’è stata in Croazia riguardo alla loro proprietà? Sappiamo che c’è anche qui un accentramento in alcuni grandi gruppi, ma questa politica di acquisizioni sta continuando?
Adriano Palman: In realtà, a differenza di Italia, Spagna e Germania, in Croazia i grandi gruppi ci sono sempre stati. Quello che succede adesso è che un grande gruppo ne acquisisce un altro. È sicuramente una cosa positiva sul fronte degli investimenti, perché chiaramente l’accesso al capitale è facilitato. Infatti in questi ultimi 10-15 anni abbiamo assistito a grandi investimenti, che hanno trasformato le nostre strutture in campeggi di alta qualità. I grandi gruppi si muovono velocemente, non esitano, anzi c’è quasi una gara a chi sarà il migliore.
Il rovescio della medaglia, però, è che in Croazia mancano i camping a conduzione familiare, con un’anima più personale, in cui si avverte un tocco in più, una certa cura nei dettagli. Campeggi così è difficile trovarli, anche se alcune piccole strutture, una trentina, hanno cominciato a investire sulla qualità e iniziano a farsi riconoscere in Europa. C’è sicuramente una domanda crescente per questi camping, ma è un settore che da noi deve ancora svilupparsi e trovare il posto che merita.
Camping Business: Che apporto dà la Federazione ai suoi membri, grandi o piccoli che siano?
Adriano Palman: La nostra associazione si muove a 360 gradi. Innanzitutto ha un ruolo attivo di lobbing su tutto ciò che ha a che fare con leggi e regolamenti che riguardano il nostro settore. Si può dire che un terzo della nostra attività è concentrata su questo. Proprio per il Covid-19 abbiamo avuto un dialogo continuo con i Ministeri e le istituzioni per partecipare alle decisioni da prendere: per esempio su quali confini aprire prima, i turisti di quali nazioni accettare sul nostro territorio e con chi poter fare accordi bilaterali. La priorità è stata sempre quella di arrivare a decisioni condivise, veloci, ma soprattutto efficaci e fattibili.
Poi, chiaramente, affrontiamo anche dei problemi più specifici per noi, come quello del territorio turistico che non apparteneva alle aziende, un problema che deriva dalla vecchia nazione, la Jugoslavia.
La seconda cosa che curiamo molto è la promozione: siamo presenti alle fiere, lavoriamo con i giornalisti, collaboriamo con i nostri enti del turismo dove sono presenti in Europa, aiutiamo tutte le strutture a fare promozione. Per esempio, abbiamo predisposto due brochure diverse, una dedicata ai campeggi più grandi, l’altra a quelli più piccoli, per sottolineare le diverse esigenze di sviluppo e promozione.
Infine, spingiamo molto anche sul fronte di “educazione” e “formazione”, organizzando dei viaggi per vedere come sono strutturati i migliori campeggi europei oppure congressi in cui si parla delle prassi più importanti adottate intorno a noi.
Ferruccio Alessandria – Associpiscine