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L’industria del campeggio si incontra al Sipac

Il 20 e il 21 Novembre, alla Fiera di Padova si è svolta la nona edizione del Sipac, il Salone Internazionale e Professionale di Attrezzature per Camping, a cui abbiamo preso parte in occasione della Conferenza Nazionale di Faita Federcamping.

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Il 20 e il 21 Novembre, alla Fiera di Padova si è svolta la nona edizione del Sipac, il Salone Internazionale e Professionale di Attrezzature per Camping, a cui abbiamo preso parte in occasione della Conferenza Nazionale di Faita Federcamping.

Il convegno è stato il momento più importante della prima giornata dell’appuntamento fieristico, e ha visto coinvolti relatori provenienti da alcuni dei principali atenei italiani.

Obiettivo dell’incontro, intitolato “Dalle promesse alle premesse: Turismo all’aria aperta valore e valenza del comparto”, era fare il punto sulla situazione e sulle prospettive del nostro settore. “L’incontro di oggi deve essere letto come l’inizio di un nuovo percorso culturale imprenditoriale legato al mondo dell’open air”, ha detto il Presidente Nazionale di Faita, Maurizio Vianello,Se non cominciamo per primi, difficilmente altri leggeranno il nostro settore in maniera diversa da come fino ad oggi l’hanno letto. Il campeggio, oggi, non è più la tendina degli scout da posizionare sul prato: è un’azienda articolata, complessa, capace di produrre reddito e occupazione, ma soltanto se viene accettata.

Maurizio Vianello

Da qui l’iniziativa di coinvolgere le università, per rilanciare, dati alla mano, un settore che fin troppo spesso si vede ostacolato dalla burocrazia e da norme che non tengono in debita considerazione questa realtà imprenditoriale.

I dati provenienti da fonti autorevoli, da Eurostat, ISTAT e Banca d’Italia a European Travel Commission e Federalberghi, mostrano un settore turistico senza numeri strabilianti, ma stabile, anche se segnato da profondi divari.

L’Italia si attesta tra le mete preferite per il turismo open air, guadagnandosi un posto sul podio come terzo Paese per presenze di turisti dell’area Schengen e salendo addirittura per numero di presenze internazionali al secondo posto, preceduta soltanto dalla Spagna, che però, dagli ultimi dati Eurostat disponibili, tra il 2016 e il 2017 ha registrato una variazione solo del +4%, contro il nostro +6,3%. Nel solo 2018, il contributo al PIL nazionale del settore turistico e del suo indotto è stato pari al 13,2% del totale.

Siamo anche al quinto posto in Europa per numero di strutture, ma saliamo di nuovo in terza posizione per numero di posti letto, essendo, ancora dopo la Spagna, il Paese con le strutture ricettive più grandi.

Il problema è rappresentato dagli “enormi squilibri territoriali, settoriali e sub-settoriali, con divari importanti in termini di performance su scala regionale e altrettanto importanti in termini di sub-comparto, distribuiti secondo una logica non chiara su tutto il territorio nazionale” come sottolineato dal Prof. Marco Brogna dell’Università La Sapienza di Roma. Un esempio ci viene da un altro relatore, Prof.ssa Valeria Minghetti, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, che ha spiegato come il solo Veneto abbia il 17% dei posti letto complessivi, e come le prime 10 regioni in classifica concentrino oltre il 60% delle strutture e l’80% dell’offerta dei posti letto.

Quindi, sebbene il comparto campeggi e villaggi turistici sia stabile dal punto di vista di valori assoluti, risulta perdere in percentuale rispetto ad altri comparti extra alberghieri, a cominciare dagli alloggi in affitto: “il dato è assolutamente allarmante”, avverte il Prof. Brogna, “il comparto degli alloggi in affitto sta rincorrendo e a breve potrebbe superare campeggi e villaggi turistici.

La principale criticità avvertita dagli imprenditori è però la ridotta permanenza degli ospiti nelle strutture: un punto su cui tutti gli accademici coinvolti hanno concordato è che il turista di oggi non è più lo stesso di dieci anni fa, al quale la stanzialità poteva andare bene per tutta la durata della vacanza. Il turismo si trasforma: diventa esperienziale ed emozionale. Perciò anche le strutture ricettive devono affrontare il cambiamento, come evidenziato più volte dai relatori.

Sarebbe un errore, oggi, inscatolare il turista in una categoria”, ha spiegato la Prof.ssa Minghetti,Non c’è più il turista che va in campeggio, quello che va in albergo o quello che va in alloggi in affitto. Ormai il turista cambia la propria scelta in funzione dell’esperienza che vuole vivere, del tempo che ha a disposizione, del budget, diventando sempre meno prevedibile e fidelizzato.

Cresce insomma nei turisti l’esigenza di una maggiore flessibilità nella durata del soggiorno, legata alla sempre crescente itineranza della vacanza: ci si muove per escursioni in giornata, ma anche di struttura in struttura. Il turista di oggi cerca sempre più autenticità, contatto con la natura in contesti non fortemente urbanizzati e un intrattenimento che non è più solo spensierato, ma che passa per l’apprendimento. Questa dev’essere quindi, secondo i relatori, la priorità per gli investitori: innanzi tutto assicurare al cliente un’esperienza emotiva che cominci ancora prima della partenza, ma poi garantire l’unicità del proprio servizio al cliente e, soprattutto, una forte sinergia con il territorio, che dev’essere, con le parole del Prof. Brogna “contenitore di emozioni, che sono ciò che il cliente richiede alla meta nella quale vuole trascorrere la vacanza.” Diventa necessario in questo senso assicurarsi il territorio come socio, dividendo anche onori e oneri per potenziare i servizi mancanti: come ha fatto notare la Prof.ssa Magda Antonioli, dell’Università Bocconi di Milano, è impensabile che una struttura possa offrire eccellenza se si trova in un’area difficilmente accessibile per esempio per mancanza di infrastrutture o mezzi pubblici.

L’evoluzione negli ultimi dieci anni si incanala su tre direttrici, ha sintetizzato la Prof.ssa Valeria Minghetti:

  1. Riqualificazione strutturale dei servizi, con conseguenti investimenti non solo per riammodernare le strutture, case mobili e piazzole, ma anche per riprogettare gli spazi e i servizi offerti.
  2. Diversificazione del prodotto per venire incontro a nuove nicchie di mercato, spesso neppure prese in considerazione finora. Benvenute allora offerte con orientamento benessere e green, dedicate alle attività outdoor, pet friendly e camping for all (accessibilità per i disabili). L’importante è una caratterizzazione mirata e contestualizzata al territorio in cui si opera.
  3. Nuovi concept, di cui il glamping è il fenomeno più evidente, immerso in un contesto naturale autentico e peculiare, con disponibilità di ampi spazi e un lusso essenziale che punta a un’estrema personalizzazione del servizio, curato in ogni dettaglio. In pratica, un comfort a 5 stelle vissuto in modo libero e informale.

Il convegno si è concluso con la presentazione, da parte del Prof. Luca Trabattoni, dell’esito del workshop progettuale dell’Università di Pavia in collaborazione con Crippaconcept, che ha portato alla pubblicazione di uno studio sul prodotto Mobile Home, focalizzato sulla comprensione delle sue potenzialità di utilizzo.

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