Il turismo all’aria aperta croato ha appena chiuso una stagione di grande successo, con quasi 21,5 milioni di pernottamenti, un numero in crescita rispetto al record già registrato lo scorso anno. Una buona notizia è anche l’aumento, del 3,2%, del turismo nell’area continentale del Paese, che ha ancora grandi potenzialità di crescita. I dati sono stati diffusi durante i lavori di apertura del 17esimo Congresso dei Campeggi Croati organizzato dall’Associazione Croata dei Campeggi (CCA).
Adriano Palman, direttore dell’Associazione, ha sottolineato lo stato di salute del settore: “Grazie a investimenti intensivi, i campeggi croati sono tra quelli di più alta qualità in Europa, e alcuni dei nostri campeggi sono già aperti tutto l’anno grazie a infrastrutture adeguate. Siamo convinti che il campeggio possa essere il leader del turismo sostenibile. Lo confermano i risultati di quest’anno e il crescente interesse dei nostri ospiti per i campeggi anche nelle zone interne del Paese“.
A introdurre i lavori del Congresso è stato Slavko Štefićar, Direttore del settore per lo sviluppo sostenibile e il turismo competitivo del Ministero del turismo e dello sport, che ha fatto il punto sull’impegno del Governo croato per sostenere il turismo all’aria aperta. Il prossimo obiettivo è quello di riformare in modo organico le normative che riguardano il turismo croato. All’interno di un quadro che mette in primo piano la sostenibilità ci sarà quindi una specifica legge, sono previsti fondi pari a 1,3 miliardi di euro e un sistema di monitoraggio della sostenibilità. “Rispettando il patrimonio naturale e culturale e l’identità unica di tutte le regioni, creeremo un turismo sostenibile tutto l’anno, attraente per gli investimenti, il lavoro e la vita, per contribuire a uno sviluppo economico armonioso della Croazia,” ha detto Štefićar.
Lo sviluppo del settore
Il momento più importante della giornata di apertura è stata la tavola rotonda intitolata “Lo stato attuale e le tendenze future nello sviluppo del campeggio nel Mediterraneo: quale strada prendere?”. La discussione è iniziata analizzando la stagione appena conclusa. Ed è subito emerso uno dei temi chiave, quello del prezzo di accomodation e piazzole in relazione al livello qualitativo. È infatti indubbio che i prezzi siano cresciuti, ma per fare in modo che siano sostenibili è necessario offrire una qualità superiore. “Solo così potremo ricevere una risposta adeguata dal mercato,” ha sottolineato Veljko Ostojić, Presidente dell’Associazione Croata dei Campeggi e Direttore dell’Associazione Croata per il Turismo. “Abbiamo dovuto focalizzarci sulla crescita della qualità seguendo il principio della sostenibilità. Se i prezzi cresceranno di pari passo con la qualità io sono ottimista per gli anni a venire”.
Alberto Granzotto, Presidente dell’italiana FAITA FederCamping, ha definito la stagione come la migliore di sempre. “Abbiamo superato il 2022, che era già stato un anno di pieno recupero, con un +4% in termini di flussi e ancora di più in termini di fatturato. Abbiamo registrato un trend positivo nelle destinazioni con il turismo estero, mentre hanno sofferto un po’ di più quelle in cui la presenza italiana è stata più significativa. Il collegamento con l’economia reale del paese è quindi evidente. Il bilancio è molto positivo e ha visto premiate le strutture che hanno più investito sui mercati esteri e soprattutto in qualità, che è il trend dominante nei prossimi anni”. La crescita qualitativa dovrebbe consentire di intercettare una clientela nuova che si avvicina per la prima volta al settore.
Prezzi in salita un po’ ovunque
Una conferma dell’aumento dei prezzi è arrivata anche da Spagna e Francia. “Il nostro settore è stato sottovalutato negli ultimi anni, ma grazie alla pandemia di Covid è stato rivalutato, e per questo abbiamo potuto aumentare molto i prezzi,” ha detto Ward Wijngaert, di Yelloh! Village. “Quest’estate abbiamo però notato per la prima volta che abbiamo avuto maggiori difficoltà a vendere i prodotti premium rispetto a prodotti di qualità inferiore. Penso quindi che abbiamo raggiunto la vetta. Ora dobbiamo lavorare per continuare a far evolvere i campeggi”.
“Questa è una delle sfide principali per i nostri camping. Se abbiamo un milione e trecentomila posti letto in alloggi familiari con prezzi bassi, inevitabilmente attraiamo chi spende poco,” ha aggiunto Ostojić. “La Croazia oggi è in mezzo a una transizione da paese con prezzi sotto la media a un paese dai costi superiori”. E in questo percorso i camping sono già molto avanti.
Secondo Sandra Janković, della Facoltà di Management in Turismo e Ospitalità di Opatija, negli ultimi due anni i prezzi sono saliti rapidamente. Il prezzo medio delle case mobili in Croazia è arrivato a 170 euro, quelle delle piazzole a 40 euro: sono i dati più elevati di sempre, in alcuni casi anche più alti rispetto agli alberghi a quattro stelle. Per un campeggio, i ricavi stagionali per mobile home sono passati dagli 8.200 euro del 2013 ai 17.000 euro di oggi.
Ma se i prezzi salgono e la sostenibilità è un tema sempre più importante, i clienti sono disposti a spendere ancora di più pur di soggiornare in una mobile home “green”? Secondo Sergio Redaelli, CEO di Crippaconcept, sicuramente i costi per realizzare una casa mobile con una percentuale più elevata di materiali riciclati o riciclabili sono più elevati. “Però l’industria ha già oggi un prodotto che ha delle caratteristiche per essere sostenibile: avendo le ruote non c’è consumo di suolo,” ha detto. “Piu importante è capire se l’ospite stesso è disponibile a essere green. In questo caso forse è anche pronto a spendere qualcosa in più per una vacanza sostenibile, tenendo conto che questo riguarda non solo il prodotto, ma anche tutto l’ambiente circostante. La direzione è questa, ma il processo è lento. Il prodotto però è pronto”.
Scelta delle destinazioni, prezzi e investimenti
Con livelli di prezzi crescenti un po’ ovunque in Europa è importante capire in base a quali elementi un ospite decide per una meta piuttosto che per un’altra. “Ogni destinazione viene scelta per caratteristiche e peculiarità particolari,” ha affermato Granzotto. “Non esiste un prodotto unico, ma esistono destinazioni e campeggi con una proprio personalità, e questo attira un certo tipo di clientela. Storicamente i campeggi hanno visto una fidelizzazione del cliente molto elevata. Nella nostra zona si parlava in passato di un 70% di clienti che tornavano regolarmente. Negli ultimi anni, crescendo i campeggi in termini di qualità dei servizi, si sta attirando una nuova clientela caratterizzata da maggiore mobilità e in cerca di esperienze diverse. Lo si capisce anche dalle recensioni online, in cui i campeggiatori confrontano non solo le strutture locali, ma anche diverse destinazioni”.
Secondo Granzotto, il tema dei prezzi è molto delicato, perché si pone anche in termini di modifica della clientelache frequenterà le strutture ricettive all’aria aperta. È fondamentale sapersi evolvere per accogliere un nuovo tipo di clientela. Questa è la grande sfida per capire quanto la crescita del settore sia sostenibile. Ovviamente qualità superiore significa anche investimenti maggiori. “I campeggi negli ultimi anni hanno dato le risposte migliori in termini di investimenti e di qualità,” ha detto Granzotto. “Da uno studio che abbiamo realizzato sui bilanci delle società del Nord-Est è emerso che il tasso di crescita è maggiore nelle strutture che hanno più investito e in quelle che hanno migliorato la qualità dei loro prodotti, e il turismo all’aria aperta si colloca meglio rispetto al settore alberghiero”.
Gli effetti del cambiamento climatico
Un altro tema di cui si è parlato molto al Congresso dei Campeggi Croati è quelle del cambiamento climatico e del suo impatto sulle strutture ricettive open-air. Wijngaert ha sottolineato come in Spagna e Francia ci siano due grandi rischi, legati rispettivamente ad acqua e fuoco. “Il problema maggiore è che il governo spagnolo non offre soluzioni che non siano la chiusura delle strutture,” ha affermato. “In Francia ci sono soluzioni più flessibili e su misura. Per esempio, chiudendo le attività solo in certi periodi, magari quelli più a rischio alluvioni. In Spagna si sta ancora lavorando a un sistema di allerta per i fiumi, ma gli ultimi test non hanno funzionato. Così stiamo ancora discutendo con l’amministrazione spiegando che siamo pronti a investire per la sicurezza dei nostri ospiti. Le risposte sono però molto conservative e arrivano tardi, mentre le cose evolvono rapidamente”.
Possono esserci anche soluzioni tecnologiche ad aiutare in caso di emergenza. “Le case mobili, per esempio, potrebbero diventare galleggianti in caso di allagamento, ma il Governo non le prende in considerazione e non ci supporta nella loro adozione. Rispetto al fuoco il problema è che la maggior parte dei campeggi si trova vicino a foreste e parchi e quindi non possiamo tenere puliti i dintorni per creare barriere. Bisogna quindi cercare di avere permessi per poter fare prevenzione anche nei luoghi protetti”.
In Italia non sono mancati negli ultimi mesi i casi di disastri naturali causati dal cambiamento climatico. “Non possiamo certo spostare i campeggi per evitare il problema,” ha detto Granzotto. “Bisogna mettere in atto delle strategie che ci consentano di prevedere questi fenomeni e limitarne le conseguenze. La normativa italiana antincendio e di sicurezza è stata oggetto di una profonda rivisitazione negli ultimi anni ed è molto restrittiva: abbiamo adempimenti onerosi, ma necessari per rendere le strutture sicure. Grazie a ciò, negli ultimi anni abbiamo registrato danni solo alle cose e non alle persone”.
Tra rischi e opportunità
I fattori di rischio vanno quindi affrontati in modo consapevole. “Con Crippaconcept abbiamo lavorato per rendere le mobile home più sicure in caso di incendio. Per l’acqua abbiamo una legge che limita il posizionamento delle strutture nelle vicinanze dei corsi d’acqua. Come FAITA abbiamo sviluppato un progetto importante per sviluppare politiche ambientali che ci rendano sempre più sostenibili”.
I cambiamenti climatici sono un tema con cui confrontarci, che oltre a grandi rischi porta con sé anche nuove opportunità. “Il clima di quest’anno ci ha portato anche ad allungamenti della stagione: a ottobre abbiamo lavorato come mai in passato,” ha confermato Granzotto. “Ci sono quindi anche delle opportunità. Per coglierle, bisogna creare infrastrutture e servizi per accogliere i clienti in un periodo diverso e con esigenze diverse”.
L’importanza delle normative
Un’altra sfida per il mondo della ricettività all’aria aperta è quella legata alle normative, che ovviamente sono differenti a seconda del paese. In Croazia le cose sono particolarmente complesse, tanto da essere necessaria – come detto all’inizio – una riforma complessiva. Il tema più sentito dal turismo all’aria aperta è quello della concorrenza da parte degli alloggi familiari, come ha sottolineato Ostojić. È un fenomeno sociale molto diffuso che va affrontato e normato. Così come non si possono ignorare il tema dell’overtourism e quello della tassazione.
In Italia la normativa è molto complessa, specialmente nel mondo del turismo all’aria aperta dove l’installazione delle mobile home va a toccare tematiche urbanistiche, ambientali e legate al turismo stesso. Le relative leggi sono gestite da organismi autonomi che magari hanno visioni diverse. E questo porta a volte a dei conflitti creando problemi allo sviluppo. “Il settore del turismo all’aria aperta a livello governativo non è ancora ben conosciuto,” ha detto Granzotto. “Per questo cerchiamo di far comprendere la qualità del turismo che esprimiamo, sottolineando che è legato al turismo straniero, che confronta l’offerta con i migliori benchmark europei”.
“La normativa è quindi un tema molto importante e deve evolvere rapidamente,” ha aggiunto. “Noi più che chiedere aiuto chiediamo semplificazioni. Pensavo che questo fosse un tema prevalentemente italiano, ma da quando frequento l’EFCO (l’organismo rappresentativo a livello europeo del settore dei campeggi, vacanze e villaggi turistici, ndr) ho capito che invece è un problema che caratterizza tutti i paesi europei. Il mercato ha una velocità, mentre le normative sono molto più lente. In Italia ci possono volere anche cinque o sei anni per ottenere un permesso di costruire. Dobbiamo avere leggi che garantiscano uno sviluppo del settore armonico e in linea con le esigenze di sostenibilità ambientale. L’intero sistema europeo deve porsi questo problema, perché l’evoluzione della domanda è più veloce delle risposte che possiamo avere per migliorare l’offerta”.
La Spagna vive invece una situazione dove le norme tengono ben poco in considerazione le esigenze delle strutture ricettive all’aria aperta. “Non abbiamo linee guida strategiche da parte del governo,” ha affermato Wijngaert. “Noi cerchiamo di segnalare alle istituzioni come ci muoviamo, ma il settore si sviluppa in modo non coordinato. Il nostro obiettivo primario rimane quello di soddisfare le esigenze dei nostri clienti e sinceramente non contiamo molto sulle nostre istituzioni governative. Potrebbe essere che un fenomeno come il glamping compaia nella nostra legislazione solo tra dieci anni…”.
Il campeggio di domani
Infine, si è provato a delineare i contorni del campeggio del futuro. “Questo è un mercato che si muove velocemente e capire cosa succederà tra cinque anni è molto difficile,” ha detto Redaelli. “Per evolvere dobbiamo essere capaci di rimanere sempre in contatto con il nostro cliente. Le destinazioni rimarranno le stesse, ma mi auguro che il settore cresca ancora cancellando la cultura che vede il campeggio come vacanza economica”.
Alberto Granzotto ha espresso ottimismo. “Ritengo che il settore sia destinato a vivere un percorso di crescita, compatibilmente con tutti gli ostacoli affrontati in questi anni, dalla pandemia alle catastrofi naturali, fino alle guerre. Il nostro è un settore che crescerà più di altri comparti. Ci saranno però importanti cambiamenti. Abbiamo visto come questa evoluzione sia seguita di più dalle società più grandi e che hanno già effettuato investimenti. Come associazione dobbiamo capire come aiutare gli altri operatori a specializzarsi ed evolvere per intercettare i nuovi trend”.
“C’è spazio secondo noi per creare nuovi modelli in base alla dimensione aziendale e alla destinazione. In tutto questo c’è anche un tema di ricambio generazionale tra le aziende, e questo pone un problema: spesso i giovani non vanno avanti a gestire l’azienda di famiglia, ma la cedono. Vediamo quindi molte acquisizioni portate avanti da grandi gruppi. Il mercato quindi si modificherà, passando da un capitalismo familiare a quello industriale. Seguendo un’evoluzione come quella che è avvenuta nel mondo alberghiero”.
Granzotto, ha anche sottolineato che “il settore del turismo all’aria aperta è ancora parzialmente arretrato in termini tecnologici: intelligenza artificiale, revenue management, analytics saranno sempre più determinanti per il posizionamento strategico dell’azienda, e questo si scontrerà con la mancanza interna di personale qualificato. Per questo vediamo molto bene la creazione di percorsi di formazione”.
Molto “concreta” la visione di Wijngaert. “Il futuro è difficile da prevedere, ma riteniamo che alla fine ci saranno meno clienti e prezzi e qualità più elevati,” ha detto. “Vediamo il ritorno delle piazzole, visto l’aumento delle vendite di camper, soprattutto nel periodo invernale. Il futuro sarà più premium e più nelle piazzole, che dovranno essere più grandi. Per il cambiamento climatico pensiamo migliorerà la bassa stagione, perché in estate fa sempre più caldo, e per questo non credo ci sarà un grande futuro per il glamping, soprattutto in questo periodo dell’anno. Crescerà la digitalizzazione e aumenteranno fusioni e acquisizioni. Vediamo una maggiore umanizzazione del nostro prodotto e una sempre più grande personalizzazione, con campeggi più diversificati. Perché non bisogna dimenticare che il campeggio è un’esperienza e non una destinazione”.